Libertà e Scozzesismo

La libertà è una situazione di compromesso. Compromesso tra l’esercizio volontario delle proprie scelte, il rispetto altrui e quello della legge. Il libero arbitrio è una questione di valutazione, illuminata dalla coscienza, su scelte e atti, rispetto all’etica.
Così, la scelta che compete al libero arbitrio, sembra essere circoscritta alla libertà di trovare un compromesso, quello di realizzare i propri desideri secondo la propria coscienza, nel rispetto della legge e degli altri.

Su un piano sociale, si ha l’abitudine di dire che troppa libertà aumenta le disuguaglianze, che troppa uguaglianza ostacola la libertà, e che per principio la fraternità permette la divisione equa... Ma abbiamo detto tutto quanto ? A che cosa conviene accordarsi con sé stessi e tollerare agli altri ai fini di una libertà reciproca ragionevole ? Dietro ciò che noi crediamo essere la nostra libertà si nascondono la menzogna e la cecità su noi stessi , la permissività verso di noi, l’indifferenza nel confronto degli altri e l’ignoranza o la trasgressione della legge. Infatti, la libertà necessita, in modo consustanziale, di un’attitudine a comandare su di noi che dovrebbe essere acquisita nel corso della ricerca.

Se l’etica massonica, nella sua trasmissione orale, invita, ad un umanesimo di buona qualità, i rituali dello Scozzesismo, per quanto li riguarda , segnano delle progressioni e delle regressioni, dei tentativi positivi e degli insuccessi, vogliono essere pedagogici e non hanno altro scopo che mettere in evidenza le debolezze umane per trarne esperienza.

Così, le sensazioni di libertà sono guidate l’una dopo l’altra dalle emozioni, dagli istinti, dall’empatia o dalla legge morale secondo i gradi. E le azioni sono condotte dall’impulso, dall’interesse, dalla benevolenza o dal dovere. Allora, come conciliare desideri, necessità, credenze, diversità e umanesimo ?

Il grado d’Apprendista, oltre all’obbligo del silenzio e all’euforia della scoperta, colloca il Massone ai piedi del muro che deve edificare. La speranza della costruzione di un mondo migliore rimane il motore del divenire. Tutto è da rifare, anche per scongiurare le frustrazioni profane che hanno condotto alla Massoneria. Un progetto è in cammino.

Il grado di Compagno, nel prolungamento del grado precedente, costruisce un vero spazio di libertà per l’apporto essenziale del lavoro come attrezzo d’ emancipazione, e per un’opera collettiva a dimensione umana e solidale. Ciascuno tiene il giusto posto simbolico che deve occupare, secondo le sue qualità e le sue qualifiche, sotto l’autorità incontestata di Maestri riconosciuti. Tutto sembra andare da sé, in un mondo armonioso. Qui non ci sono più costrizioni apparenti, eccetto quelle di una disciplina salutare. L’arte è la gioia degli uomini liberi, dirà un rituale.

Il grado di Maestro destabilizza questo edificio, mettendo in scena la faccia scura del viso umano. Uscendo dalle loro prerogative e dalle regole stabilite, i Compagni abusano della libertà che è stata loro data perché non corrisponde loro. Questa presa di potere omicida genera disordine, dubbi ed iniquità. Tutto è a rifare.

I primi due gradi sono un’illusione nei confronti del terzo e dei seguenti ?

Al 4°grado, il Maestro Segreto mette in evidenza il suo libero arbitrio per tentare di riconsiderare l’uso dei valori, per percepire una verità che si vuole diversa da quella generalmente ammessa, per imparare a pensare attraverso sé stesso , liberarsi delle circostanze, delle false parvenze e dell’idolatria. Si tratta di trarre lezioni dal passato, di vedere il mondo in altro modo , per mezzo del dovere e della ragione, e discernere le vere leve d’ azione.

Al 5° grado, il Maestro Perfetto, conservando solamente la parte migliore del Maestro defunto, intraprende il superamento di ciò che adesso è ormai lontano ed insegue così la propria liberazione, la sua emancipazione rispetto alla tutela delle pseudo guide intellettuali.

Al 6° grado, il Segretario intimo, per il suo impegno, la sua responsabilità e la riconciliazione che realizza, favorisce una maggior intelligenza sociale e si libera delle divisioni. Un nuovo ordine è in cammino, attivo e partecipativo.

Al 7° grado, i Conestabili e Giudici che possiedono i progetti dell’edificio, mostrano la loro attitudine a comandare, a comandarsi, con giustizia e precisione, ordine e concordia, per evitare ogni abuso. Un potere regolatore che si esercita anche su sé stessi, si instaura e qui si afferma .

All’ 8° grado, Sovraintendente degli edifici mantiene e porta avanti il lavoro per puntellare e perpetuare questo nuovo equilibrio liberatore. Tutto è adesso al suo giusto posto.
La sospensione della costruzione a partire dal 3° grado, la sua destrutturazione e in seguito la sua manutenzione metodica, contribuiscono qui a esprimere un libero giudizio sull’opera.

Al 9° grado, il Maestro Eletto cerca di liberarsi di una parte di sé attraverso la forza giustiziera. Appagando una vendetta simbolica necessaria contro il male nascosto in lui, tenta di vincersi, di superarsi, allo scopo di fabbricarsi una libertà ed ottenere la clemenza della sua coscienza per la brutalità del metodo.

Al 10° grado, l’Illustre Eletto dei 15 prosegue la liberazione violenta di ciò che pesa sulla sua coscienza, attraverso un castigo pubblico dimostrativo. Se i metodi e le regole di vita sono ancora sproporzionati, l’animalità sembra simbolicamente vinta.

All’ 11° grado, il Sublime Cavaliere Eletto istituisce una gestione liberatoria del peso delle iniquità e delle costrizioni passate suddividendo le responsabilità. Questa spartizione, al di là della divisione apparente, ha lo scopo soltanto di mettere in opera dei collegamenti di potere per un equilibrio regolatore. Il processo di giustizia è in marcia.
Ma quale è la latitudine reale dell’impetrante in questi 3 gradi di Eletto, dove la selezione si opera successivamente per sorteggio, per designazione e per eliminazione ?

Al 12° grado, cambiamento di registro : il Grande Maestro Architetto sviluppa la sua volontà per liberarsi delle circostanze attraverso la creazione. Essendo le istituzioni in funzione e la vendetta saziata, un nuovo progetto può ripartire. Ci si volge qui deliberatamente verso il divenire e l’universalismo. Ciascuno può partecipare : le porte non sono più custodite.
Ma niente è perenne. La libertà dipende anche dagli altri. Le società, gli edifici, anche se ben costruiti, non resistono al destino ed alle lotte delle civiltà. Il Tempio, ambito perché simbolo di potenza, è distrutto.

Al 13° grado, il Cavaliere dell’Arca Reale , schiavo della fisicità, esplorando le rovine del passato, ma anche il proprio sotterraneo per cercare antiche verità, costeggia i limiti della sua conoscenza, della sua cultura e del suo intelletto per trovare l’orizzonte del suo proprio essere, la misura di sé, della sua propria libertà, quella di muoversi nel suo spazio interiore, quella di esprimersi secondo il suo pensiero ed il suo linguaggio. Delle porte si aprono attraverso la casualità delle parole e delle loro virtù sull’indicibile e l’impossibile.

Al 14° grado, il Grande Eletto della Volta Sacra, Perfetto e Sublime Massone, forte delle sue scoperte, afferma la sua identità. Ma deve ritornare, senza illusioni, tra i suoi simili, in cattività a Babilonia, città della schiavitù a un altro potere, simbolo dell’apparire e dell’illusione, mondo di schiavitù. Nello stesso tempo è identificato come colui che ha demistificato la cultura comunemente ammessa e preso la misura del possibile. Si è sfatato senza compiacenza per affermarsi. Sa che è sempre prigioniero della sua condizione, della sua cultura, del suo passato, di sé stesso e dei suoi simili (il centro dell’idea è insito tra la parola indicibile ed un simbolo inutile) che è pienamente responsabile della sua sottomissione, del suo assoggettamento, spesso per necessità , talvolta anche per compromesso. La parola che pronuncerà sarà senza dubbio liberatrice, poiché attraverso i gradi di perfezionamento, ha potuto intravedere le debolezze dei suoi pensieri e delle sue azioni, il senso della loro finitezza e della loro temporalità.

Al 15° grado, i Cavalieri d’Oriente e della Spada sono liberati dal loro carceriere, Ciro, che, spaventato dalle predizioni intraviste in un sogno che avrebbe fatto, li ha istruiti nell’arte della guerra per lasciarli iniziare a ricostruire il Tempio. Ci sarebbe molto da dire sul piano psicanalitico : il boia è colui attraverso il quale la libertà può verificarsi. Ma nulla è acquisito poiché dovranno combattere di fronte al nemico per passare il ponte che conduce al mondo promesso. Questa Libertà Di Passare è una conquista collettiva ma temporanea, nella misura in cui i costruttori devono ancora lottare per ricostruire il tempio, la cazzuola in una mano e la spada nell’altra. Qui, libertà di passare si ricollega a libertà di pensare e di vivere insieme, ma nel confronto e nell’avversità. Il triangolo emozionale e drammatico messo in scena in questo grado (Ciro dominatore, Zorobabele vittima e i Samaritani capri espiatori) dove il ruolo di salvatore passa dalle mani di Ciro a quelle di Zorobabele e le sue truppe, dà allo sviluppo del tema della libertà, una visone nuova e complessa, ben al di là della semplice libertà di passare evocata essenzialmente in questo grado. La relazione tra i protagonisti, nei quali ciascuno può identificarsi a vicenda, diventa ambigua ed un po’ perversa mano a mano che il racconto procede. Tuttavia ogni partito sembra trovare il suo interesse, esclusi i Samaritani, nuovo nemico, usurpatori dell’identità iniziale, colpevoli di rappresentare il vecchio sé dal quale gli eroi cercano di separarsi ad ogni costo, obnubilati dalla ricostruzione. In questo grado, si è superato il divino, il mistico e la magia, immersi nel passato e nelle rovine dei due gradi precedenti, per adottare una tattica, una strategia guerriera di riconquista, ivi compresa la riedificazione del Tempio. Il Massone diventa Cavaliere Armato, entra nella logica dell’onore e del combattimento.

Al 16° grado, il Principe di Gerusalemme è di nuovo obbligato a rivolgersi al dominante straniero, Dario, l’altro, il potente, per ottenere la libertà di costruire insieme nella legittimità del potere. Le illusioni di un mondo, dove il posto di ciascuno sembrava acquisito, cadono nuovamente anche nell’ambito della propria etnia. Gerusalemme simboleggia ciò che fu perso e che occorre ancora ritrovare qui in questa fase dell’iniziazione : l’età d’ oro, l’ideale del grado di Compagno. Ma le condizioni sono molto cambiate. Un’autorità di giustizia sociale istituzionalizzata dà una patente per operare e, di fatto, il potere di comandare. Legittimità, libertà, autorità e comando vanno di pari passo. La lotta continua. La repressione e le leggi (anche quelle illusorie) mantengono la convinzione in un avvenire migliore.
In un certo modo, i gradi 13, 14, 15 e 16 formano un insieme coerente dove ogni attore detiene un ruolo particolare che evolve tra necessità, bisogni, desideri e fantasmi.

►Nabucodonosor, rappresenta il conquistatore, il potente, il rivale aggressivo e distruttore, megalomane e invidioso dei fasti del Tempio, dei suoi vantaggi e della sua gloria. Simboleggia la frustrazione, la cupidigia ed il potere. La sua forza porta il popolo degli israeliti alla prova dell’esilio, come punizione per aver saputo realizzare un tale edificio. Ciro appare agli occhi degli israeliti come il liberatore, il salvatore. In realtà, tormentato per il rimorso e la paura della perdita del suo potere in seguito a un sogno premonitore nel quale vede Nabucodonosor incatenato, entra in una fase di negoziato, di seduzione, di manipolazioni, di ricatto e di scambi con Zorobabele che, peraltro, si rivelano infruttuosi. Se inizia il popolo all’arte della guerra per riconquistare Gerusalemme, è perché stima verosimilmente che il Tempio in rovina non valga più un chiodo rispetto alla sua probabile decadenza ! Le sue motivazioni non hanno nulla di altruistico...

►Dario incarna un’autorità legittima che completa l’episodio e permette un nuovo progetto di vita attraverso la legge, il decreto. Il suo interesse è convergente con quello degli israeliti.

►Il popolo simboleggia gli iniziati. Dapprima vanitoso, potente e forte di un Tempio talmente maestoso agli occhi degli altri, attira gli invidiosi che lo combattono e lo conducono in esilio. Poi, sottomesso e asservito, appare un po’ masochista, vivendo soltanto nella sofferenza e sentendosi responsabile della propria colpevolezza. Evolverà nel corso dei gradi. Condotto dal mago Guibulum nelle volte sotterranee del Tempio per ritrovare le proprie radici, tentare di scoprire i misteri del passato e valutare i limiti di se stesso, nomina capo guerriero Zorobabele “della tribù di Giuda, principe di sangue di Davide, il primo fra gli uguali, libero per stato, e prigioniero per disgrazia” dice il rituale che resiste al fuoco e attraversa le acque… Zorobabele, incorruttibile, resistente alla tentazione delle ricchezze e del potere in un primo tempo, condurrà il popolo alla vittoria, come comandante in guerra, ma senza gloria. Fallisce inizialmente nel suo combattimento con le armi, e ottiene finalmente la libertà di passare soltanto abbandonando ai suoi avversari la delega del potere (anelli e nastri) che Ciro gli aveva conferito. Ma soprattutto va a saziare la sua volontà di potere attraverso la riconquista e la ricostruzione del Tempio in rovine. Da vittima, diventa a sua volta dominatore, persecutore e molestatore dei Samaritani, ritenendo di essere investito della missione e del dovere di riprendere i beni dei suoi antenati. Accanimento, volontà deliberata, o vittima della manipolazione di Ciro nella trappola del quale è caduto a sua insaputa ? Infine, non essendo riuscito con la cazzuola che cementa e la spada che difende, si sottomette al potere ed alla legge di Dario per operare, come se la sola forza fosse inefficace. Nuovo fallimento personale o riuscita totale ad ogni prezzo ?

►I Samaritani, per quello che li riguarda , sono i capri espiatori della sceneggiatura. Nella leggenda, non sono nemici ancestrali. Abitanti della Samaria, rappresentano 10 delle 12 tribù di Israele di cui si fa riferimento all’ 11° grado, tranne Giuda e Beniamino (parole pronunziate in occasione del tocco del 15° grado) hanno contribuito un tempo alla costruzione del tempio, trasportando i cedri del monte Libano. Secondo Esdra, 4, 1 a 3, proposero anche a Zorobabele ed ai suoi di ricostruire insieme il Tempio. Questi ultimi, possessivi e fieri, rifiutarono. È a partire da questo che i Samaritani cercarono di impedire la costruzione. Resistono alla spada al 15° grado per piegare, sotto l’effetto di una pseudo legittimità straniera, al 16°, perché il Tempio, asservito, resta proprietà di Babilonia… (Notiamo che non sono citati nel rituale del 15° di Bordeaux, e che sono i nemici da combattere sul ponte dell’Eufrate nel rituale del sito della giurisdizione del REAA).
Allora, questo popolo ed i suoi capi, ai quali l’iniziato massone si suppone si identifichi, sono vittime degli altri o vittime di loro stessi ? Sono i boia di loro stessi o i boia degli altri ? Quale margine di manovra i rituali lasciano loro ? Si dice che i riti servivano a conservare la pace nelle società primitive, ma che hanno per vocazione quella di condizionare il popolo nelle nostre società dette civilizzate ! Sono allora l’oggetto del loro destino, del loro accanimento a costruire e ricostruire un Tempio che hanno fin troppo sacralizzato ? Sono manipolati dal loro ambiente, dalla società e le sue leggi ? L’arte della guerra, l’uso delle armi al quale sono stati iniziati, sono loro serviti realmente ? Tappa iniziatica necessaria, risponderanno alcuni, come per provare il loro senso guerriero.

Al 17° grado, cambiamento di scena, il Cavaliere d’Oriente e d’Occidente incarna il giusto, consapevole di sé stesso, è colui che pensa e agisce senza errore né deviazione , colui che si è corretto molte volte, e che può così giudicare in serenità perché si è liberato delle sue contingenze individuali. È libero ed abbastanza forte per accettare tutte le distruzioni. “Ci sarà sempre davanti (a lui) una porta aperta che nessuno potrà chiudere” dice il rituale. Le verità sigillate nel proprio libro interiore (misteri del cielo, enigmi sulle origini, prospettive insondabili dell’avvenire : fine del tempo, giudizio ultimo degli uomini, avvento di un tempo nuovo) si aprono in un fragore apocalittico che gli esseri liberi, puri e forti, sono capaci di superare, mentre gli empi saranno castigati simbolicamente. La libertà è messa alla prova della distruzione.
Ma cambiare l’uomo non è cambiare il mondo. Deregolamentazioni ed iniquità perdurano. I Templi sono demoliti di nuovo e, peggio, gli utensili dispersi. E necessario trarre un nuovo insegnamento ed imparare a vivere diversamente, senza tempio, e presto nel vagabondaggio e nel nomadismo. Così va la vita.

Al 18° grado, il Cavaliere Rosa Croce non ha più bisogno di uno spazio sacro : il tempio è distrutto, lo spazio è (finalmente ) aperto e in seguito non si richiuderà più. La libertà sembra completa nella liberazione dal vincolo e nell’abbandono (provvisorio !) dell’ossessione crescente che è diventato il Tempio nel corso dei gradi, perché non è una fine in sé, sia pure simbolica. E nessun dubbio che il Tempio mistico, profetico o estatico in sostituzione, rivelazione improvvisa e visione spirituale eterea, sia soltanto un vicolo cieco per molti tra noi. La corazza necessaria al processo iniziatico per la realizzazione di un’acculturazione rispetto al mondo profano non è più utile. Tutto diventa trasparente, l’apertura rompe le barriere tra l’interno e l’esterno. La libertà interiore rende disponibile e permette la specificità. Una legge nuova, più umanistica e più forte, apre le prospettive di un mondo nuovo. Mosso dalla fede, portatore di una parola di speranza, liberato da sé stesso, il Cavaliere potrà forse operare per il miglioramento della società. Ma quale parte di libertà resta ai Massoni che conservano di questo grado una visione sacrificale e masochista, nonostante il motto “ho questa fortuna” ? Libertà di sacrificarsi o semplice esercizio del dovere ? In quale momento il dovere diventa sacrificio ?
La liberazione progressiva vissuta durante questi 4 gradi del capitolo conferisce tutta la sua qualità all’iniziato che, da “ottimo massone” riconosciuto nelle Logge di Perfezione, diventa il Massone, il Massone affrancato, promesso attraverso il percorso massonico al 18° grado. Si è abbandonata (provvisoriamente) la forza per magnificare la specificità, l’altruismo e l’agape. Ma l’empatia e l’azione altruistica sono sufficienti per la costruzione di un mondo migliore e più illuminato ? Se questa tappa del capitolo rimane il cuore del processo, nessun dubbio che il seguito dell’iniziazione sarà necessario per sviluppare il metodo simbolico indispensabile all’azione individuale e sociale. Molteplici vie si apriranno, ed è necessario conoscerle anche per farne il giusto uso.

Al 19° grado, il Grande Pontefice non si batte più su ponti, ma li costruisce per collegare le due rive, i due mondi. È lui che dà la libertà di passare adesso. È un traghettatore che apre delle vie verso una spiritualità, ma, non ne dubitiamo, la Gerusalemme celeste del rituale, edificio mistico per alcuni, non sostituirà le rovine del vecchio tempio. Rimarrà solamente una speranza, una promessa, una credenza, un’ideologia, un’illusione supplementare, Ma fa anche parte del nostro immaginario antropologico, culturale e cultuale.

Al 20° grado, il Maestro Ad Vitam sembra avere l’eternità della conoscenza davanti a lui. La reminiscenza delle pratiche dell’inizio del 18° secolo è un’esca, un’illusione, o una possibilità acquisita attraverso la saggezza ? Se porta in lui le luci dei suoi precursori come dice il rituale, sarebbe spiacevole che si prendesse la libertà di abusarne. Niente è perenne, tutto è allettante ed effimero, ma queste tentazioni di potere esistono.

Al 21° grado, il Cavaliere Prussiano subisce l’insuccesso per aver voluto costruire una torre che conduce fino alle porte del cielo (come si era fatto respingere dalla porta del suo infinito al 14° grado) per ritrovarsi a giacere nelle miniere di sale prussiane. La libertà ha i suoi limiti, nelle profondità come nelle sommità , ma bisogna osare esplorarli per prendere la misura del possibile, correndo il rischio della dispersione e dell’esilio.

Al 22° grado, il Principe del Libano, armato di un’ Ascia Reale , tronca i cedri perché non possano alzarsi fino al cielo. La loro utilità è certamente sulla terra, per puntellare e costruire… Rompe così i legami con l’illusorio, si sgombra dell’inutile per liberarsene e trovare il giusto uso.

Al 23° grado, il Capo del Tabernacolo vede i limiti della sua ragione e perde una parte della sua libertà nella misura in cui a questa preferisce sacrifici e offerte che dipendono senza dubbio da credenze incantatrici. Questo ritorno indietro, nella traversata del deserto, mette bene in evidenza l’impronta che caratterizza lo spirito e la sua parte impulsiva , predisposto a pratiche idolatre che si credevano dimenticate. Il nostro inconscio è anche il nostro destino e sovente ci gestisce senza che lo sappiamo.

Al 24° grado, il Principe del Tabernacolo, pronto a santificare il Tempio, si smarrisce negli stessi errori superstiziosi di fronte all’atteggiamento deviante dell’imbattibile Salomone, che potrebbe essere capace di mettere l’istituzione in pericolo. Non solo sono posti dei limiti, ma delle regressioni sono sempre possibili. L’iniziato ne uscirà tuttavia cresciuto, liberato dell’idolatria che era consacrata all’immagine del “giudice campione” di cui l’emblematica saggezza è decaduta verso la fine dei suoi giorni. Tutto passa. Non vediamo più con gli stessi occhi.

Al 25° grado, il Cavaliere del Serpente di Bronzo è liberato delle sue catene che sono un ostacolo alla sua libertà, per poter effettuare l’ascensione della montagna e incontrare il rettile che guarisce dai morsi della vita. Ma, il talismano che erige col serpente intorno al Tau non deve diventare un nuovo amuleto, una nuova superstizione che rinchiuderebbe ancora. Simbolo potente di vita e di speranza ,necessario o piccolezza e abbandono dello spirito feticista, chi necessita di amuleti come stampella ?

Al 26° grado, lo Scozzese Trinitario, Principe di Mercy, cerca di liberarsi della sua paura morale e fisica quando sceglie di lanciarsi nel vuoto, ma percepisce chiaramente la sua dipendenza dal mondo materiale in occasione dell’ascensione della scala delle virtù teologali che conduce verso un terzo cielo perfetto, aperto, ma che rimane da esplorare. Tuttavia, la Verità pietrificata in palladio a questo grado, se può liberare dall’errore, non deve relegarsi in un’altra idolatria, non più delle ali di cui è dotato il recipiendario e che non gli permetteranno il volo... Resta allacciato durante il salto, attaccato alla vita, ma forse una po’ più forte di fronte al suo destino. Il terzo cielo è di questo mondo ?
Questi 4 gradi aggiunti al rito di Perfezione, generati dell’Ordine degli Scozzesi Trinitari, sono vicini, in parte, ad un feticismo, che conviene relativizzare, legato ai vecchi culti.

Al 27° grado, il Grande Commendatore del Tempio avrà le mani libere dalle sue limitazioni mentre gli sarà annunciato : “vi sciolgo dal giogo della schiavitù degli uomini, non sarete più sottomessi a nessuno fratello, tutti vi rispetteranno, c’è soltanto la vostra sovrana Corte che vi uguaglia.” Uguaglianza, rispetto, libertà, e doveri reciproci, sono i valori cardinali di questo grado che riunisce intorno ad un tavolo rotondo.

Al 28° grado, il Cavaliere del Sole, si libera delle sue ultime illusioni, attraverso un ritorno alle Leggi della Natura, là dove « il male e le sue manifestazioni fanno parte dell’armonia universale » dove “tutta l’armonia si rinnova senza tregua mediante il gioco delle forze contrarie”, (anche se queste nozioni sono state introdotte tardivamente). È per questo che certi rituali lasciano la libertà necessaria di intravedere la stessa azione secondo due punti di vista opposti, (l’uno interessato e meschino, l’altro umanistico e saggio) come discesa dal piedistallo dei giardini dell’Eden sul quale l’umano si colloca troppo spesso. Bisogna decidersi a vedere il mondo e gli uomini così come sono : non con un ingenuo ottimismo, una semplice ricollocazione lucida della perfettibilità dell’uomo, merce di scambio della Massoneria. La violenza sembra scritta nei nostri geni e la Verità è interamente contenuta nel nostro cuore, in cui si è rifugiata per timore di ciò che gli uomini ne hanno fatto. Si manifesta solamente se la si sa trovare e rilasciare, oltre al bene e al male.

Al 29° grado, il Grande Scozzese di San André, cavaliere costruttore, commette l’errore di volere imporre la sua verità nei luoghi orientali dove hanno sede altri costumi, altre credenze. Infiltrati dal nemico, i Cavalieri ritornano tuttavia, accolti come vincitori in Scozia. Sono di nuovo posti limiti alla libertà, là dove la credenza o la ragione diventano dogma. “Venerare la ragione pura, servire la Verità, proteggere la Virtù, combattere per il Diritto”, è il credo del grado, non possono essere universalizzati se non nella misura del rispetto delle altre culture. Occorre anche sapere ritornare da dove si proviene dopo i necessari viaggi che non devono rinchiudersi nelle guerre ideologiche, sante o coloniali(o alle conquiste mercantili, potremmo aggiungere oggi). Questo 3° punto di ritorno (dopo quello del 13° e 21° grado ), non sarà l’ultimo del processo, la cima della scala del seguente grado ne sarà un altro.

Al 30° grado, il Cavaliere Kadosh che proclama “Fa’ ciò che devi, accada quello che potrà”, sembra conquistato da una libertà totale, quella di un giustiziere che cerca riparo da un accampamento itinerante. La progressione iniziatica, con le sue conoscenze acquisite, le sue virtù provate ed i suoi vizi condannati, potrebbe così permettere l’azione di contrasto alle “potenze del male”. Il Cavaliere Kadosh che cerca « la luce della libertà per quelli che non ne abusano » non si accontenta di essere sottomesso ad una legislazione, si erige come legislatore. In qualità di “soldato dell’universale”, si prescrive la legge alla quale ubbidisce per compiere la sua libertà. Poiché la libertà non può essere fuori da ogni legge. Attraverso la ragione come giudice della morale, l’uomo ha la facoltà di darsi la legge che non può trovare altrove che in lui. La sua coscienza gli dà inoltre l’autonomia della sua propria determinazione rispetto a questa legge, per il suo buon uso nell’azione. Ma, come il Cavaliere Kadosh, nella sua crociata e nei suoi combattimenti riparatori, nella sua congiura contro i malefici, può avvalersi della sufficienza del suo dovere, dell’innocenza della sua intenzione, della correttezza della sua azione e dell’impunità delle conseguenze dei suoi atti, anche se le sue armi pure possono ritorcersi contro lui ? La convinzione, sia pure lucida, basta a giustificare l’azione ? E questo nec plus ultra, che domina le conoscenze, i valori e le virtù della scala, è l’apice della coscienza del Massone Scozzese, o l’abisso del suo scoraggiamento ?

Al 31° grado, il Grande Ispettore Inquisitore Commendatore acquisisce la libertà di giudicare nel Gran Tribunale del mondo, ma con equità e responsabilità, senza per questo pronunciare sentenze. La libertà del grado consiste nell’interpretare la legge, cieco ai casi particolari, per cancellare le disuguaglianze. Ma esercitare la sua facoltà di giudicare, vuol dire anche sapere discernere nel limite dell’intelletto, secondo una griglia interpretativa etica della vita e dei valori morali di riferimento. Inoltre la libertà è subordinata ai principi giudiziari inerenti i costumi , e ancora di più all’umano. Il massone in questo grado, dove la legge e la giustizia si sostituiscono ai combattimenti tragici della libertà contro la fatalità, si placa. L’ordine è ristabilito simbolicamente. Terminano la vendetta, il castigo, la giustizia arcaica, che sia salomonica o divina, che costituivano il destino. Si avvia una funzione nuova di regolazione e di moderazione.

Al 32° grado, il Valoroso e Sublime Principe del Reale Segreto pratica un’arte di vivere sottesa da un ideale di libertà ragionevole, perché competenze e sapere cosa fare vanno di pari passo. Ma, se il rituale evoca una convergenza solidale ed un allineamento di circostanza, è per proseguire un combattimento per « il diritto alla libertà di coscienza » nel campo dell’appuntamento, destinazione finale, dove si tiene pronto ad assediare il Tempio iniziale diventato cittadella, poiché ricostruito, fortificato ed occupato da altre comunità di pensiero di convinzioni diverse, nemiche ancestrali. La lotta continua e la guerra non avrà termine che per quelli che moriranno. “Sono stato ciò che siete, sarete ciò che sono” ricorda utilmente il rituale. L’uomo sembra essere condannato a vegliare e guerreggiare per la sua sopravvivenza, ma anche per le sue credenze, perfino per le ideologie nelle quali si identifica.
La Massoneria fonda il suo metodo iniziale sul tema della costruzione di un edificio solidamente ancorato, poi sulla sua presa di possesso con tutti i mezzi, in previsione di un possesso sedentario che si rivela illusorio, per finire in esili e in distruzioni, in ricostruzioni in fallimenti, in un vagabondaggio nomade, è inizialmente riparatrice , poi giustiziera e infine combattiva. Questo è il destino del Massone ? Liberare le sue frustrazioni o la sua aggressività, battersi per o contro qualche cosa, questo è necessariamente distruggere, distruggere ciò che altri hanno costruito, distruggere (volontariamente o non), ciò che ha lui stesso costruito, qualunque cosa costi.
Questa analisi schematica delimita la speranza di libertà dell’iniziato, eroe tragico sul cammino del divenire ?

Al 33° grado, il Sovrano Grande Ispettore Generale è diviso tra il sentimento di compimento di un percorso concluso e quello della prospettiva di un ciclo da ricominciare senza tregua in un mondo aperto. Il grado chiede di guardare con lucidità l’avanzamento massonico perché ci si possa accorgere che un grado non ne distrugge un altro. L’attaccamento all’Ordine incita a praticarli simultaneamente tutti, come se un fronte che contiene passato e presente avanzasse in linea temporale, per un avvenire promettente. La liberazione, se si realizza, non si pratica con la dimenticanza, anche se il corso invita ad epurare le conoscenze.
La libertà dello Scozzesismo è innanzitutto impegno e responsabilità in un mondo improbabile in marcia, e tutti i gradi includono la loro parte di verità.
Difatti, se la maggioranza dei gradi mette in prospettiva una libertà sottesa attraverso la coscienza di una volontà ragionevole, sono intervallati da altri, meno umanistici, ma tanto umani (forse anche troppo umani !), che inscenano la soddisfazione di bisogni immediati, spesso tramite la forza e la violenza. Questi ultimi, la cui origine può essere attribuita alle necessità, ma senza dubbio essenzialmente alle credenze, si concludono spesso con degli insuccessi che educano e che rilanciano l’epopea dello Scozzesismo. Altri, di cui il fondamento si riferisce alla coscienza di un mondo più grande di noi, mettono in evidenza l’apertura mentale e la diversità. Altri, infine, inaspriscono la necessaria espressione dell’ego e l’orizzonte della sua finitezza nella quale la libertà è circoscritta.

Il percorso massonico del REAA, attraverso il suo simbolismo, le situazioni presentate ed i suoi miti, fa apparire così i molteplici aspetti di una Libertà complessa, non monolitica e rimessa in discussione senza tregua . E tuttavia, il senso filosofico del percorso fa pensare che il Massone abbia la vocazione di essere un giusto, un ideatore di leggi, che è tenuto a elaborare avanzando nella strada della vita. In contrasto, la posizione del Massone nei Concistori, ultimi spazi di lavoro del REAA, da’ l’impressione che il percorso iniziatico, lontano dal cambiarlo, gli fornisca al contrario gli attrezzi e le armi necessarie per rinforzarlo nelle sue convinzioni iniziali. Solo lo sguardo su sé stesso e sul mondo cambia ma il sua interiorità sembra immutabile. Meglio attrezzato e meglio armato, temprato all’arte della retorica, spesso corazzato in un pensiero massonico precostituito, saprà usare l’eloquenza necessaria per spiegare quello che è, in che cosa crede, con riferimenti culturali acquisiti in Loggia, ma il suo fondo etico, quello che ha permesso la sua cooptazione iniziale nell’ambito dell’Ordine, sembra rimanere lo stesso. Difatti, appena il consenso umanistico di forma è superato nel discorso in Loggia, ciascuno resta aggrappato alle sue posizioni. Rare sono le conversioni, sia che siano progressive che catartiche. L’adagio « Non si diventa ciò che si è perché si è ciò che si diventa », sembra verificarsi qui. Le credenze di ciascuno sono finalmente il motore dell’esistenza, ciò permane in noi , senza che si sappia veramente perché.

Allora, la Massoneria è un alibi per darsi una buona coscienza umanistica ?

La vita è una lotta permanente, contro l’entropia per tutti, ma anche contro la paura per alcuni, (meno fortunati ?), alcuni combattono contro loro stessi e contro gli altri per esistere. Combattimenti necessari o vane gesticolazioni, combattimenti mediocri o sentimento di esistere ? E tuttavia, è a questo prezzo che le libertà si conquistano. Un essere che perde la sua energia vitale perde il suo posto tra i suoi simili ; è la dura legge dell’evoluzione delle specie. Si può ritenere anche, in mancanza di altre spiegazioni, che potrebbe esistere un istinto salvifico, spesso bellicoso, superiore alla legalità, che traspare nei costumi e che sfugge alla conoscenza, perché è necessario alla sopravvivenza. Le lotte ci confermano che viviamo, e la massoneria non sfugge a questi combattimenti. Teoricamente non asservito, il Massone deve tuttavia difendere ciò che si chiama l’Ordine, nozione d’altra parte vaga, con il rischio di compromettere una parte della sua libertà. Così, le lotte sono immorali al 3° grado per acquistare un potere illusorio, vendicatrici al 9° e al 10° grado per ritrovare un equilibrio psicologico, guerriere, salvatrici ed illusorie allo stesso tempo al 15° e 16° grado, per trovare una libertà tanto aspettata e potere continuare a costruire, riparatrici al 30° grado, conquistatrici al 29° e 32° grado, ma sono per tanto legittime ?

Curioso destino quello dell’uomo che si crede libero ma non fa che « danzare nelle sue catene »… Solo la sua coscienza ed il suo libero arbitrio possono essere le sue guide. Ma quale facoltà, quale libertà è sperare nella necessaria decisione e nell’azione contingente ? Abbiamo la libertà delle nostre scelte ? Freud risponde a questo interrogativo con pessimismo realistico, senza dubbio parziale, ma che incita alla riflessione : “il libero arbitro è la scelta della nevrosi.” Quest’idea di liberazione nella costrizione mostra tutto sommato che l’uomo, prigioniero della sua condizione, non sa superarla che a livello del mito e della cultura che genera, e nello spessore del linguaggio che si oppone spesso alla ricerca della parola vera, alla liberazione del senso imprigionato.
« Senza suolo, senza ordine, senza origine, l’essere non è, dice Heidegger, gli occorre una storia. »
“La vita, quando non è sofferenza, è gioco” dichiara Emil Cioran e, qualunque sia il mezzo impiegato (ordine, violenza, forza, altruismo, amore), la libertà dimora tra credenza, desiderio e necessità. La saggezza non è finalmente che un’accettazione, un accordo perfino un compromesso col destino, contemporaneamente alla disciplina dei desideri ? Sembra che rivendicando la nostra libertà di pensare, benché dotati di ragione e di spirito critico, di volontà e di determinazione, noi si sia semplicemente condannati a sperare…

Mondo intelligibileMondo sensibileMondo intuitivoMondo incosciente
Coscienza di una volontà ragionevole Soddisfazione delle necessità immediate Coscienza di un mondo più grande di sé Espressione dell’ego
Agire per dovere Agire per interesse Agire per compassione Agire per impulso
La legge morale costringe Gli insisti guidano L’empatia prevale L’emozione pilota
Umanesimo Necessità e Credenze Benevolenza Desideri
1, 2, 4, 6, 7, 8, 11, 12, 15, 16, 17, 20, 22, 30, 31, 32, 33
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3, 9, 10, 21, 23, 24, 25, 29
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